
“Sai che gli alberi parlano?” È il titolo di un bellissimo libro che ho scoperto grazie alle Edizioni “Il punto d’incontro “. Raccoglie alcune perle di saggezza degli indiani d’America.
“Certo che lo so”, rispondo tra me, ricordando il tempo trascorso da bambina sul ciliegio di mia nonna, sul susino nell’ orto, sul fico vicino ai filari di viti. In primavera il nostro ulivo si concede una seduta dal parrucchiere di fiducia, mio papà. Sono sull’erba ai suoi piedi e sto accorciando con le cesoie i rami più grandi: una sorta di meditazione, un dialogo silenzioso con dei “pezzi di legno”, un pò come Geppetto. Sento il profumo del gelsomino, il cinguettio degli uccelli, il martellare del picchio, la leggera brezza primaverile.
Osservo l’albero che sembra spoglio. Prima era talmente ricco di foglie che alcuni rami non riuscivano a svilupparsi. Ora invece è più libero. Tra qualche settimana sarà bellissimo e rinnovato. È un albero “maestro”, proprio come l’ I Ching, il libro dei mutamenti. Mi ha appena spiegato un concetto importante: svuotare e non riempire! Se alzo gli occhi al cielo e “guardo in alto”, come Dante nei primi versi dell’Inferno, mi accorgo che, grazie a quel taglio, ora vedo le “spalle” dell’ ulivo: prima celate dalla vegetazione, ora accarezzate dal sole.
Laura Ermacora
Grazie mi rimanda alla “quercia potata” di Hermann Hesse
Buona giornata