Nel colmo della notte, a volte, accade che si svegli, come un bimbo, il vento.

R. M. Rilke – Il risveglio del vento

La fisarmonica, dal greco antico“ soffio armonico”, e’ nata a Vienna nei primi anni del 1800. E’ uno strumento aerofono: perfetta combinazione di mantice e ance. Simbolo di bellezza e tradizione in molte regioni italiane ed estere, e’ un mezzo attraverso il quale trasformare il” soffio” in melodia.

Uno strumento “filosofico”, come racconta Saro Colandi nel libro “Il respiro della fisarmonica”: oltre alla tecnica, il modo in cui viene suonata, coinvolge il corpo e il respiro. Il mantice consente di creare forme espressive ed artistiche. Dedicarsi al suo studio aiuta a raggiungere una maggiore consapevolezza fisica ed emotiva.

Un meraviglioso esempio di cosa accade quando si suona questo strumento, e’ rappresentato Da “La bora (de Trieste)” scritta da Enzo Bellina, conosciuto come “il mago della fisarmonica”. Friulano, vissuto tra la prima e la seconda guerra mondiale, è stato un simbolo di straordinario equilibrio tra vena artistica e grandi doti umane. Con la sua musicalità geniale riuscì a tenere testa a compositori come Gorni Kramer, spiccando per il suo talento virtuoso ed elegante. Giovanissimo, aprì una scuola nel tinello di casa sua: una dimora semplice, costruita nel pressi di un casello ferroviario, con il treno che passava a pochi metri dall’abitazione, facendo tintinnare le finestre.

È riuscito a tradurre in musica paesaggi e luoghi: le rive di un fiume, le vie di Parigi, il folklore ungherese. Così come un pittore utilizza il pennello, uno scrittore la penna, egli trovò il modo di  “dipingere” e “ scrivere “ con le note, a conferma che la magia si può incontrare in tutte le arti, anche e sopratutto in  quelle musicali.

Vi invito ad ascoltare ad occhi chiusi la sua rappresentazione del vento che soffia sul golfo di Trieste: foglie cullate dalle raffiche, cappelli piegati tra le mani dei passanti, schizzi di onde infrante sulla riva, un ombrello scoperchiato, qualche foglio di carta pubblicitaria che svolazza, il tintinnio delle catene posizionate come “ancora” di salvezza nei momenti di massima velocità, le pause che precedono una nuova raffica e, alla fine, l’arrendersi alla quiete.

Laura Ermacora

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