“La donna entrò in chiesa, non per fede, ma per curiosità turistica, alzò lo sguardo per ammirare l’interno, era luminoso e trasmetteva un senso di pace. Si sedette ed improvvisamente lo avvertì; sentì, come sempre, dapprima il suo respiro, leggermente affannoso, poi quello sbuffo esplose nel suono, lo stesso che tante volte, nella sua vita, le aveva fatto venire i brividi, quelli buoni, un suono maestoso e potente che ogni volta le faceva accelerare il battito del cuore e la portava in una realtà più sottile, lontana dagli affanni e dalle brutture, una realtà di gioia, tutta per lei.

Da bambina, quando la portavano in chiesa, sentiva già quell’emozione quando l’organo cominciava a suonare, le piaceva tanto la sua voce che le parlava con un linguaggio fatto di sensazioni. Si era fatta regalare un disco con incisi i pezzi più famosi di J.S. Bach, lo ascoltava e riascoltava più volte al giorno seguendo con le dita sul tavolo, come se stesse suonando , finché i suoi genitori la accontentarono, mandandola in una scuola di musica, dove finalmente poté appoggiare le mani sulla tastiera e dopo qualche tempo, imparò anche ad usare i piedi per la pedaliera, riuscendo a riprodurre quei suoni che tanto le erano cari.”

Sua Maestà, l’Organo trova un suo antenato, l’hydraulos, già nel III secolo a.c., in Grecia dove Ctesibio, creatore di automi e strumenti musicali, ebbe un’idea geniale per rendere agevole il movimento del mantice tramite un meccanismo ad acqua. L’hydraulos venne poi modificato dai romani, ma il prototipo dell’organo moderno si colloca nel primo millenio dopo Cristo, periodo in cui, in Occidente iniziò ad essere considerato come strumento liturgico, al contrario, in Oriente è, ancora oggi, considerato profano.

Nel Medioevo, la tastiera fu progressivamente sviluppata passando da 2 a 4 ottave e i tasti, in origine simili a grandi leve, assunsero la forma utilizzata ancora oggi. Tra il XIV ed il XV secolo venne introdotta la pedaliera e prima del Rinascimento cominciarono a delinearsi le differenze costruttive nelle varie zone d’Europa. Lo strumento che ha lasciato un’impronta decisiva sullo sviluppo tecnico e fonico fu l’organo fiammingo, che già nel 1.600 disponeva di più tastiere, una pedaliera ed un abbondante numero di registri, tali da renderlo uno strumento veramente completo. Alla parte tecnica si aggiunse anche la cura dell’aspetto esteriore degli organi, con facciate di bellezza straordinaria, delle vere opere d’arte, tali da impreziosire il decoro degli ambienti in cui erano inseriti.

“La donna adorava quel suono che per tanti anni era stato “il faro” della sua vita; l’organista era abile e l’organo, italiano, tra i migliori, di ottima fattura. Un suono puro…lei chiuse gli occhi e si lasciò trasportare lontano, volò sopra il mare calmo, sopra le verdi distese fiorite e sopra i monti innevati.

Gli amici che l’avevano seguita in quella vacanza uscirono dalla chiesa lasciandola lì seduta, scuotendo la testa e giudicandola un po’ “strana”, ma lei non se ne accorse neppure, persa in quella felicità antica. Seduta sulla panca di una chiesa di un piccolo paesino nel sud della Germania, nonostante le lacrime di emozione che rigavano le sue guance, la donna sorrise!”

Paola Sandri

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