
Oggi ormai ci sono tante persone che preferiscono far pensare qualcun altro al posto loro, in pratica, come piace dire a me, “danno in appalto” il loro cervello ad altri, perché pensare è faticoso e richiede tempo. Queste persone si giustificano dicendo di non avercelo il tempo per pensare ma, essendo evidente che non si può dire che il tempo non ci sia, la verità è l’esatto contrario, nel senso che esse fuggono dal tempo per costruirsi l’alibi di non averlo e, in ultima analisi, chi dice di non avere tempo non ha il coraggio di usarlo. Volevo poi soffermarmi un attimo proprio su questa bellissima parola: coraggio. E’ bellissima perché deriva dal latino cor-cordis, cioè cuore, che anticamente era considerato la sede dei sentimenti e anche di molto altro. Poi è arrivata la “scienza moderna” che ci ha spiegato che non era vero, e ci ha “dimostrato” che solo il cervello è la sede dei nostri sentimenti. Cosa che è stata puntualmente smentita negli ultimi decenni da un’ampia casistica di persone che avevano malattie cardiache gravi e, dopo aver subito un trapianto di cuore, hanno “ereditato” i talenti che appartenevano ai donatori: chi non aveva mai studiato la musica improvvisamente ha iniziato a suonare divinamente il pianoforte, che stranamente era la passione della persona defunta da cui aveva ricevuto l’organo cardiaco; chi ha cambiato drasticamente in meglio la visione che aveva della vita e chi è cambiato profondamente dentro di se’, diventando praticamente un’altra persona. Mentre a nessuno può mancare il tempo per fare quello che vuole a tanti manca tristemente il coraggio. E senza il coraggio non si cambia né se stessi, né tanto meno gli altri.
Suggerimento di lettura: De brevitate vitae – Lucio Anneo Seneca
David Sebastiani
