
L’Economia Umanistica è una vera e propria rivoluzione copernicana e come tale può essere facilmente visualizzata perché, al contrario dell’economia capitalistica, pone al centro di tutto l’uomo con i suoi bisogni materiali al di sopra dei quali si collocano i bisogni dello spirito. Ma contemporaneamente è anche un’altra rivoluzione: il saggista, storico e filosofo scozzese Thomas Carlyle (1795-1881) definì l’Economia “the dismal science”… la scienza triste, una definizione che perdura tutt’oggi. L’Economia Umanistica invece è l’esatto contrario, perché è l’unica disciplina che ci porta alla felicità: è la “scienza della felicità”, l’unica che può condurci al sommo bene, una volta raggiunto il quale non se ne può desiderare uno superiore. In un mondo in cui conosciamo il prezzo di tutto ma non sappiamo più dare un valore a niente l’Economia Umanistica ci spiega che esistono “beni avulsi”, perché si pongono al di fuori della mercificazione capitalistica e non si possono acquistare al supermercato: una passeggiata in un bosco, una serata passata con gli amici, l’amore di un figlio per la propria madre. Niente di questo può essere quotato in borsa perché niente di questo ha un prezzo…ma solo un valore.
David Sebastiani
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