
“Io a volte vado nelle città, raramente, ma quando vado nelle città? Sorrido alla gente. Mi prendono per matto. È terribile, cioè non possiamo manco sorridere a dei nostri vicini o esseri umani della nostra stessa specie, e questo mi fa dire che non siamo più esseri umani. Siamo solo umani, perché ci scordiamo di essere”.
(Omar, il pianista sul Maggiolone)
Cosa ci allontana dall’Essere? Cosa ci allontana dal nostro Se. È come se dalla nascita ogni Essere nella sua forma Umana, iniziasse a perdere pezzi, frammentarsi. Ad un certo punto però, inizia ad accusare questa perdita; in molti continuano a perdere pezzi, in pochi iniziano a ricercare, cosa si è perso.
L’anima non ha bisogno di lauree o diplomi, ha solo bisogno di esperienze.
Persone come Omar, raccontano questa loro esperienza. Lui è laureato, giovane, aveva un ottimo lavoro ma ha sentito, quella nostalgia, quella perdita e si è reso conto che stava ancora perdendo pezzi. Lascia tutto, ha deciso che aveva già perso troppo ed ha iniziato la sua ricerca, studia musica, da autodidatta, si esercita al pianoforte (poi ha aggiunto il violoncello) ed in questo percorso, apprende dal suo Maggiolone (e non solo) che è dentro che si deve lavorare per creare il mondo che sceglie di vivere, e lo ha creato.
Dentro quel mezzo c’è tutto il necessario per vivere la vita che ha scelto, è una metafora a quattro ruote e tante note.
Un incontro con Omar è ascoltare la sua musica, intervallata da profonde riflessioni ogni volta su temi della vita odierna, scaturite dal suo sentire, dal suo agire in coerenza con questo sentimento, è nutrimento per l’anima, ed è sicuramente un messaggio per chi è pronto ad iniziare a ricercare Se stesso, ma non se ne rende ancora conto.
“Non sono qui per suonare, ma per risvegliare anime.”
(Omar, il pianista sul Maggiolone)
Claudio Zoppi
