
Marcel Proust scriveva: “Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente e solitamente nascosta, delle cose, sia liberata e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo”. Libertà e felicità: in questo si risolve la perpetua contrapposizione fra Tempo perduto e Tempo ritrovato. La percezione al presente che rimanda ad un ricordo sepolto, che riaffiora in una dimensione che non ha nulla a che vedere con il tempo reale: non presente, non passata, semplicemente extratemporale. Una sublime esperienza dell’intelligenza e dello spirito. “E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale.”
David Sebastiani
Suggerimento di lettura: Marcel Proust – Alla ricerca del tempo perduto