
Giovanni Pascoli scrisse una raccolta di poesie intitolata Myricae, che si estende per quasi tutto l’arco della sua produzione poetica e fu pubblicata in successive edizioni per ben venti anni, dal 1891 al 1911, anno dell’edizione definitiva. Myricae è il nome in latino di un umile arbusto: le tamerici. In questa raccolta il poeta canta temi familiari e campestri, le piccole cose di tutti i giorni, gli affetti più intimi, riprendendo l’atmosfera delle Bucoliche di Virgilio dove il mondo campestre è cantato e idealizzato. Vorrei soffermarmi proprio sulle piccole cose, perché il quarto pilastro dell’Ikigai è proprio questo: “La gioia per le piccole cose”. Un altro tema è quello della natura, e tutti dovremmo riflettere su quanto sia importante per l’uomo tornare a vivere in armonia con essa. Ma in Myricae Pascoli affronta anche temi decisamente più impegnativi, come ad esempio il lutto e la morte. Un altro tema affrontato è quello della fratellanza, intesa come solidarietà con gli altri uomini, che è sinonimo di “collaborazione” e che in Economia Umanistica si sostituisce alla competizione. È singolare notare come un pilastro dell’Ikigai fosse anche un pilastro di Myrica e che più in generale questa raccolta di poesie presenta svariati punti di contatto con l’Economia Umanistica.
David Sebastiani
Ciao David hai ragione questo pilastro dell’Ikigai:
“La gioia per le piccole cose” ci fa capire quanto le cose più semplici ci possono fare star bene e ci aiutano a condurre una vita più sana e longeva. Proprio oggi ho fatto una bellissima passeggiata in mezzo ai boschi soffermandomi ad ammirare la bellezza della natura e lasciandomi andare ad essa ho avvertito un’immensa energia.