
Andando nell’infinitamente piccolo si è scoperto che esiste una rete, un tessuto interconnesso di energia e di informazioni che soggiace la realtà materiale e che si snoda e collega tutto l’Universo. In questo luogo tutto è collegato e intrecciato e vige la non-località, quella proprietà tale per cui ogni parte è intrinsecamente collegata a tutte le altre e in grado di comunicare tra loro in modo istantaneo e indipendentemente dalla distanza e in cui l’informazione non viaggia ma è.
E’ olografico, ovvero ogni sua più piccola parte contiene intrinsecamente l’informazione contenuta nell’intero Universo. Questo spiega la frase che tutto è uno. Da qui, se si apporta una modifica in una sua qualunque piccola parte, questo cambiamento lo si vede dappertutto, perché appunto tutto è uno. Il campo quantico è quindi il ponte che unisce tutte le cose e anche il ponte tra il mondo interno ed esterno.
Come noto dagli esperimenti effettuati nel modo subatomico dalla fisica quantistica, l’atto di osservare qualcosa è un atto creativo. Diventa realtà la possibilità che viene osservata. Siamo un laboratorio quantomeccanico che crea continuamente materia attorno a noi. Le credenze sono delle energie che influenzano la materia. L’osservatore “collassa” l’onda in particelle e l’energia osservata diventa cose: questa è la legge della fisica quantistica. La legge quantica dice che l’ambiente è un prolungamento della nostra mente.
Ecco allora che modificando l’effetto osservatore possiamo andare a selezionare certe realtà, ed ecco allora che il campo quantico è il contenitore di tutte le possibili realtà che aspettano solo di essere osservate e in cui tutto è possibile e riflette attorno a noi quello che noi crediamo dentro di noi.
David Sebastiani
Suggerimento di lettura: Lynne McTaggar – Il Campo Quantico